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Simone Racheli

Simone Racheli


Galleria Enrico Astuni, Pietrasanta
dal 28.07.2007 al 26.08.2007

A cura di: Galleria Enrico Astuni



Come è noto, l’anatomia è nata dal desiderio di “vedere” dentro le cose tipico degli artisti. A dimostrazione di ciò stanno gli straordinari disegni di Leonardo, che per accuratezza e precisione anticipano le tavole anatomiche moderne. Ma questo interesse non si è esaurito con l’età eroica del Rinascimento, ed è proseguito, sia pur in altre forme, fino ad oggi. Di recente Damien Hirst ha fatto rivivere il mito della scoperta anatomica nella sua gigantesca scultura Hymn, che altro non è che l’ingrandimento di un giocattolo che rappresenta un torso umano in sezione. Il lavoro di Simone Racheli si colloca entro questa prospettiva. A prima vista le opere qui esposte paiono anatomie immaginarie, spaccati di corpi inverosimili e dalle funzioni impossibili. Ad un secondo sguardo però, sotto il sistema dei legamenti e dei muscoli, dei tendini e delle mucose, riconosciamo non tanto anatomie umane, ma oggetti d’uso comune: il telaio di una bici, un asciugacapelli, un trapano, uno sgabello… Tecnicamente, egli sovrappone, sopra lo scheletro delle cose, strati e strati di cera, come se fossero tegumenti epiteliali. Il risultato è una superfetazione di organismi difformi, impossibili eppure plausibili, che fa nascere esseri misteriosi e persino inquietanti, esistenze che sono “entità”, cose che somigliano alla Cosa (nel significato che la fantascienza ha saputo associare a questi termini). In questo senso il lavoro di Racheli è completamente artistico e completamente contemporaneo. Da un lato infatti riprende le più antiche tecniche di descrizione anatomica, e persino i materiali più classici quali la cera (con cui erano regolarmente realizzati i modelli anatomici sei-settecenteschi); dall’altro lato si confronta con le rivoluzioni che idee consolidate come quella di corpo o di organo hanno subito ad opera delle biotecnologie contemporanee – e ne raffigura i possibili quanto perturbanti risultati. E’ in questo scollamento, in questa mancanza di coincidenza, in questa disidentità dell’uomo con l’uomo, e delle cose con le cose, che si insinuano le sconcertanti “entità” di Racheli.