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ARCO 2013 – Explorations – Monochromatic Vertigos

Pier Paolo Calzolari, Rainer Ganahl, Steven Pippin, Luca Pozzi, Kamen Stoyanov, Mario Ybarra Junior


ARCO - Madrid 2013
dal 13.02.2013 al 17.02.2013

A cura di: Galleria Enrico Astuni

Comunicato stampa: PDF

Il progetto Esplorazioni – Vertigine del monocromo  che la Galleria Enrico Astuni presenta in occasione di Arco Madrid 2013, a cura di Lorenzo Bruni, mostra opere di artisti di generazioni e nazionalità differenti accomunati dalla stessa intenzione ad indagare – secondo la logica dialettica di attrazione e repulsione – la memoria storica collettiva. Inoltre riflette attorno all’esigenza della società di fornire regole astratte con cui poter comunicare e convivere. 
Il mondo dopo essere stato analizzato ampiamente dall’invisibilità dell’atomo alla grandezza degli astri celesti, deve essere riscoperto come comunità di appartenenza e dal grado di coscienza collettiva rispetto all’eredità del modernismo. Il termine Modernismo normalmente include al suo interno differenti implicazioni di natura geografica, politica, storica e ideologia, pur tuttavia la sua nascita può essere ricondotta ad una comune esigenza di azzeramento delle regole connesse al simbolico e alla pittura figurativa (per cui un segno rimanda a qualcosa d’altro che non è presente in quel momento) e alla riflessione su un futuro da costruire collettivamente. 
Gli artisti invitati a realizzare le opere per questa mostra non si interrogano sul valore del Modernismo in sé, ma recuperano gli elementi che lo hanno caratterizzato per stabilire prima di tutto un omaggio alla “visione retinica” come primo approccio non falsato della scoperta del reale. L’arte astratta per loro non è un’immagine assoluta o silenziosa in cui rifugiarsi, ma un processo creativo per stimolare una presa di consapevolezza maggiore da parte del fruitore sul suo ruolo rispetto all’opera d’arte, alla realtà ed ai sistemi sociali di cui fa parte. 
Le singole opere del progetto dal titolo “Esplorazioni – Vertigine del monocromo” mettono in evidenza che non tutti i fenomeni del mondo possono essere spiegati o meglio controllati e che proprio nella pienezza del colore e del monocromo si insinuano misteri che valgono di più di una qualsiasi razionalizzazione fatta a tavolino. Infatti, ogni opera porta in sé il principio della filosofia analitica con cui ogni segno è fatto per manifestare i codici stessi con cui si costituisce e con cui si può interpretare. Questo assioma è stato l’utopia e il fallimento del modello occidentale e viene portato alle estreme conseguenze e in cortocircuito dal dialogo delle varie opere presenti per dare maggiore importanza alla presenza dell’opera più che al soggetto che dovrebbe rappresentare.  

Steven Pippin (Redhill, Surrey, 1960; Vive e lavora a Londra) presenta Simultaneous 50:50, camera, unique 35mm prototype, nuova scultura costituita da una macchina fotografica divisa a metà ed esposta con le due mezzi lenti dell’obbiettivo che si guardano a vicenda. In questo caso la fiducia del Novecento per la rappresentazione oggettiva, e distaccata della fotografia, implode in una sorta di incubo psicoanalitico: lo sguardo sul mondo può rappresentare inevitabilmente solo se stesso. Le opere fotografiche Mamiya 330 shot in back e Pentax 35mm shot in the back (along the side) si presentano come monocromi, ottenuti intervenendo direttamente sulla pellicola, impressionata per effetto meccanico connesso all’esplosione di una pallottola da sparo. Il buco, provocato dal passaggio del proiettile è un omaggio – e un superamento – all’arte cinetica e alle ricerche spazialiste di Lucio Fontana. 
Le opere Senza Titolo e Rapsodie Inepte di Pier Paolo Calzolari (Bologna, 1950; Vive e lavora a Fossombrone (PU), tra le figure fondamentali dell’Arte Povera,  consistono in un monocromo di sale nero e di una scultura ghiacciante. Questi due frammenti di materia vitale riescono a mettere in dialogo in un confronto scontro l’afflato dell’essere umano sia per i massimi sistemi che per le esperienze dei singoli casi del quotidiano ottenendo una nuova sublimazione tutta positiva e a favore della presenza dell’occhio dell’ osservatore.  

Il video e la serie di dipinti del progetto Painting a pighead in front of a Giorgio Morandi di Rainer Ganahl (Austria, 1969; vive e lavora a New York) ispirato dalla figura del grande pittore Giorgio Morandi, punta a riflettere sul concetto di natura morta, su quello di “pittura impegnata” e di crisi economica. La nuova opera al neon con la scritta “porca miseria” aumenta il grado di equivoco e impossibilità della lettura dei segni se non messi in relazione ad un contesto specifico. In questo caso, ad esempio, l’opera si può riferire al progetto più ampio legato ai quadri delle nature morte del maestro bolognese, alla crisi economica attuale, al recupero di un’espressione italica legata al cinema del nuovo realismo italiano del dopoguerra, alla mostra in cui è esposta. La relazione tra segno e contesto può essere solo definita dalla presenza dello spettatore.